"Il bianco ed il nero hanno un loro significato, una loro motivazione e quando si cerca di eliminarli, il risultato è un errore: la cosa più logica è di considerali come dei neutri: il bianco come la più luminosa unione dei rossi, azzurri, gialli più chiari, e il nero, come la più luminosa combinazione dei più scuri rossi, azzurri e gialli."
Vincent Van Gogh
Circa un
secolo prima che Goethe nascesse, Isaac Newton aveva svolto importanti ricerche
sulla luce, sostenendone l'eterogeneità e la differente
rifrangibilità dei suoi componenti (spettro). Newton aveva notato che se un fascio
circolare di luce bianca fosse passato attraverso un prisma
e venisse proiettato su un muro, l'immagine non risultava circolare ma elongata
e, anziché essere bianca, era un intervallo di colori dal rosso al violetto.
Questo aveva suggerito a Newton che ciascuno dei colori spettrali contenuto nel
fascio originale di luce bianca godeva di una differente rifrangibilità; la
luce rossa veniva deviata del minor angolo mentre quella viola del massimo.
Newton formulò così la teoria secondo la quale la luce è composta da «colori
puri» dello spettro che possono essere separati, a causa di differenti
rifrangibilità. Fondamentale argomento a supporto di questa teoria era la sua
applicazione inversa: interponendo un secondo prisma tra occhio e muro i
colorati fasci di luce prismatica scomposta si riuniscono assieme per generarne
uno solo bianco e di sezione cilindrica, visibile dall'osservatore.
Paradossalmente,
questo "esperimento al contrario" fu, un secolo dopo, la primissima
osservazione critica che fece Goethe nel campo dei colori, che lo portò alla
conclusione opposta a quella newtoniana, e lo convinse che la teoria di Newton
fosse totalmente errata: cambiando infatti le condizioni di osservazione, come
ad esempio la distanza tra il prisma e il muro, cambiava anche l'effetto
risultante. Goethe sperimentò soprattutto che una semplice parete bianca, da
sola, non produrrà mai la scomposizione nei diversi colori attraverso il
prisma; è solo tracciandovi sopra una striscia nera che nel prisma diventano
visibili i colori dell'iride lungo i suoi bordi.
Questi dunque non sono contenuti nella luce,
ma nascono dall'interazione della luce col nero, ovvero col buio: la loro manifestazione cioè non sarebbe
possibile senza il fenomeno della polarità.
Scomposizione dei colori |
Egli
riprendeva così le tesi già espresse in forma simile dagli antichi Greci, in particolare da Empedocle, Platone, e Aristotele. Questo fatto contribuisce a evidenziare
come Goethe e Newton partissero anche da due approcci filosofici completamente
differenti: Newton si basava su una visione riduzionista,
materialistica e atomista della luce, accontentandosi di misurarla
da un punto di vista quantitativo, e ritenendo di poterla scomporre nelle sue
parti, ovvero nelle sue lunghezze d'onda, come la materia era ritenuta
componibile a partire dagli atomi. In tal modo, sulla scorta
del metodo galileiano, egli
tralasciava di considerare gli aspetti soggettivi con cui si presentavano i
fenomeni, descrivendo come semplice "illusione ottica" il caso ad esempio
in cui due oggetti sembrino diversi pur risultando uguali a seguito di una
misurazione quantitativa. Per Goethe invece «è una bestemmia dire
che si dia illusione ottica», poiché egli dava primaria importanza all'aspetto
qualitativo, e quindi soggettivo, dei colori e dei fenomeni naturali in genere.
Goethe |
ITTEN: CONTRASTI DI COLORE
"Il giallo, giallo-arancio, arancio, rosso-arancio, rosso e rosso-viola si definiscono comunemente come caldi, mentre il giallo-verde, verde, verde-blu, blu, -Viola e viola si dicono freddi. Una distinzione siffatta però insidiosa in quanto può condurre a delle soluzioni errate. Come abbiamo visto pur essendo il bianco in nero i poli estremi del chiaro dell’oscuro, i grigi hanno un valore chiaroscurale solo relativo, che muta a seconda del loro contrasto con toni più o più scuri. Allo stesso modo, mentre il verde-blu e rosso-arancio, in quanto poli del freddo e del caldo, mantengono un valore fisso, i colori scalati fra di essi assumono un valore di freddo o di caldo solo il rapporto con i toni più caldi o più freddi."
LUDWIG WITTGENSTEIN: OSSERVAZIONI SU
I COLORI
Lichtenberg dice che solo pochi
uomini hanno mai visto il bianco puro. Allora la maggior parte degli uomini
impiega la parola in modo scorretto? E come ha imparato lui l'uso corretto? -
Ha costruito un uso ideale conformandosi all'uso ordinario. E questo non vuol
dire: un uso migliore, ma: un uso raffinato in una certa direzione, in cui
qualcosa è stato portato all'estremo.
ll bianco non è un colore
intermedio tra altri colori. E questo gli esperimenti con lo spettro non
possono né corroborarlo né confutarlo.
l bianco come colore di sostanza
(nel senso in cui si dice la neve è bianca) è più chiaro di ogni altro colore
di sostanza; il nero è più scuro. Qui il colore è un oscuramento, e se alla
sostanza si toglie ogni oscuramento di questo genere rimane il bianco, e perciò
la si può chiamare ' senza colore '.
Se di un pezzo di carta dico che
è bianco puro, e poi gli metto vicino un po' di neve e ora il pezzo di carta
appare grigio, nel suo ambiente normale, e per gli scopi ordinari, continuerei
tuttavia a chiamarlo bianco e non grigio chiaro, Potrebbe darsi che, per
esempio in laboratorio, io impieghi un altro concetto di bianco, in certosenso
più raffinato.
http://digilander.libero.it/Witt26M/Colori.htm
Nessun commento:
Posta un commento