venerdì 14 ottobre 2016

Step 04 - il colore nella mitologia

Il bianco antico è una gradazione di bianco che viene utilizzata oggi per decorare oggetti o edifici e dargli un aspetto più "vintage" o anticato. Nel passato probabilmente veniva già utilizzato non in modo consapevole assimilandolo però sempre al bianco, quindi non dandogli una definizione e una caratterizzazione  propria.

In questo step cercheremo quindi di analizzare la storia del bianco più che del bianco antico, guardando alla storia del colore, alla sua simbologia nelle varie culture e ai riferimenti nelle varie mitologie.


IL BIANCO NEL PASSATO

Già sulle pareti grigiastre delle caverne paleolitiche si usavano materie gessose per dipingere di bianco scene della vita di allora; nel Medioevo si aggiungeva del bianco alle pergamene dei miniatori, che erano di colore beige. In pittura serviva da base per coprire il grigio della pietra, il marrone del legno, il beige della pergamena o del tessuto naturale.

A partire dalla Guerra dei Cent'anni, nel XIV e XV secolo, si è alzata la bandiera bianca in segno di resa o per chiedere la fine delle ostilità; il bianco si opponeva così al rosso della guerra, e questo simbolo è quasi universale e dura nel tempo.

Il colore della luce, che nel Medioevo richiamava Dio, era invece il dorato, poiché si diceva che una luce intensa assume effetti dorati, mentre figure come gli Angeli hanno vesti bianche.


Oggi diciamo che il "bianco non è un colore" e quindi che neanche il nero lo è perchè assorbono/riflettono tutti i colori dello spettro visibile. In Occidente il bianco è collegato alla purezza e all'innocenza, mentre invece per alcuni popoli orientali è il colore del lutto, che noi invece associamo al nero.


Nella mitologia è il colore di creature speciali soprattutto quelle che attraversano il confine tra il reale e l’immaginario: unicorni, pegaso, uccelli bianchi, cigni, conigli bianchi come quello di pasqua).

In alcune mitologie il bianco opaco rappresenta la morte che assorbe l’essere e lo introduce nel mondo lunare. Per gli aztechi, ad esempio, il bianco era l’Ovest, la morte, così come colore di lutto lo è in Africa, in Asia e in alcuni territori slavi. Il bianco funerario, però, sembra spesso evolvere verso gli aspetti eterei e vivificatori della morte, a differenza del nero che ne esprime soprattutto gli aspetti più mortifireri. Infatti, anche quando è colore della morte, il bianco può rimandare al nuovo inizio o al ricongiungimento con la luce divina.


MITOLOGIA ATZECA

Abbiamo detto che nella mitologia atzeca il bianco è un colore associato all'aspetto funerario e possiamo trovare riferimento in una divinità della mitologia atzeca: Mictantecuhtli, che nella sua rappresentazione grafica il corpo viene colorato di bianco.

Mictlanteculhtli ("signore di Mictlan"), secondo la mitologia azteca, era il dio dei morti e Re di Mictlan, la parte più profonda degli inferi. Veniva raffigurato come uno scheletro, o una persona che indossava un teschio dentato o un cappello a cono pieghettato e vestiti di carta. Veniva associato ai ragni, ai gufi ed ai pipistrelli. Sua moglie era Mictecacihuatl. Entrambi costituivano l'opposizione binaria del principio di disaggregazione dei corpi.
Nella mitologia cinese è molto ricorrente la figura del drago. Il drago è un protagonista del Capodanno cinese, con la tipica “sfilata (o danza) del dragone”: viene realizzata una grande figura di cartapesta e stoffa che viene mossa dall'interno da un gruppo di almeno 11 persone, che si muovono in movimenti sinuosi e coordinati che mimano le movenze della mitica creatura. In questo contesto, il drago rappresenta una creatura benevola, portatrice di longevità e piogge (a sostegno dell’agricoltura), che protegge contro gli spiriti maligni e i demoni.


Mictecacihuatl

Secondo Romani, Greci, Fenici, Etruschi ed Egizi il defunto brilla della stessa luce degli dèi, per cui viene vestito di un manto bianco a tale manifestazione e rispetto; quindi la morte rappresenta il ricongiungimento agli Spiriti luminosi (es.: Campi Elisi pieni di luce); per gli Assiro-Babilonesi, invece, la morte è il ricongiungimento alla luce divina del Principio.


Nel mito greco il bianco è il colore della purezza e della purificazione, è un colore catartico e iniziatico. Ne è di esempio il mito della dea Demetra che mentre faceva da balia a Demofonte, figlio del re, di giorno lo accudiva e se ne prendeva cura, la notte lo faceva bruciare nel fuoco per purificarlo dagli elementi umani e renderlo immortale.

Ardere quindi ha come significato la liberazione e purificazione dell'anima, e rendere quindi l'individuo candido e "bianco".

Infatti poi ritroviamo che nell'antichità durante i riti di purificazione era abitudine seguire alcuni procedimenti vestendo abiti bianchi.



MITOLOGIA EGIZIANA


Gli antichi Egizi consideravano il colore di un oggetto parte integrante della sua natura o del suo essere.
La parola Iwen veniva usata per significare il concetto di colore, ma poteva anche indicare l'aspetto esteriore, la natura, l'essenza, il carattere o persino la disposizione. Purtroppo, a causa dell'usura del tempo e del deperimento dei materiali, molti dei reperti visibili oggi nei musei e sulle pareti di templi e tombe in Egitto, ormai hanno ben poco delle tinte originarie.


Il bianco (hedj e shesep) suggeriva l'onnipotenza e la purezza. Considerato come privo di colore, era usato per le cose semplici e sacre.
Il nome della città santa di Menfi significava "Bianche mura".
Sandali bianchi venivano indossati durante le cerimonie sacre.
Gli oggetti rituali più comunemente utilizzati nei cerimoniali, come piccole ciotole e vasi canopi, erano privi di colore.
Anche il tavolo per l'imbalsamazione del Bue Api di Memfi era bianco alabastro.
Bianco era anche il colore araldico dell'Alto Egitto: "Nefer", la corona dell'Alto Egitto era bianca, anche se in origine probabilmente veniva fatta con canne verdi.
Il colore bianco puro utilizzato in questo tipo di arte egizia era quello naturale del gesso.

Antica rappresentazione su papiro


A riferimento con la cultura orientale possiamo citare il significato che ha il bianco nell'estetica buddhista. L'estetica buddhista tratta spesso, attraverso vari riferimenti, cinque colori. Questi sono bianco, giallo, rosso, blu, verde.
Il bianco indica il riposo e il pensiero e fa riferimento a uno dei 5 buddha: Vairochan.
E' importante notare che ciascuno dei cinque Buddha, e i loro rispettivi colori, si dice favoriscano il processo di trasformazione in cui specifiche negatività umane sono cambiate in qualità positive. In particolare si ritiene che meditando sui singoli colori, che contengono le loro rispettive essenze, possono essere conseguite le seguenti metamorfosi : il bianco trasforma l'illusione di ignoranza nella saggezza della realtà.

Vairochan


Il bianco non è necessariamente pensato come un colore. Si verifica quando l'intero spettro della luce è visto insieme o quando rosso, giallo e blu sono mescolati. Tutto ciò che è presentato in bianco, significa che nulla è nascosto, segreto o indifferenziato. Così anche Saraswati la dea dell'apprendimento e della conoscenza è rappresentata di colore bianco. Infatti la conoscenza e l'apprendimento non devono essere nascosti, ma essere aperti e disponibili per tutti. 

Saraswati




MITOLOGIA CINESE


Quella del serpente bianco è in Cina una leggenda famosissima, ed i protagonisti sono riconosciuti come parte della cultura popolare al punto da venire utilizzati per pubblicità e parodie anche su Youtube, anzi Youku, il clone cinese di Youtube.


La trama della vicenda risulta essere abbastanza semplice, almeno a prima vista, con un protagonista (lo studente Xu Xian), un’amata (il serpente bianco), un amore contrastato da un terzo (il monaco Fahai) ed un quarto personaggio ora alleato ora avversario del protagonista, la sorella del serpente bianco (il serpente verde).

I due serpenti vivono sui monti Emei, sacri sia per il buddhismo che per il taoismo, quando un giorno decidono di scendere sulla terra. Nella città di Hangzhou, nei pressi del Lago Occidentale, incontrano Xu Xian, ed il serpente bianco se ne innamora.

I due si sposano ma sulle tracce del “demone” vi è il monaco Fahai, che tenta di convincere Xu Xian che la moglie non è umana. Segue una lotta alla fine della quale il serpente bianco viene sconfitto da Fahai.


Nella versione originaria distinguere fra buoni e cattivi era semplice. Fahai (letteralmente “oceano della legge”) era il bene supremo, il monaco vestito di giallo (il colore del sacro e del potere) che combatteva il male, ossia il serpente vestito di bianco (il colore della morte), salvando Xu Xian, dietro al quale si può intravedere la rappresentazione del genere umano.

Un genere umano ingenuo che cade tra le braccia del demone e che ha quindi bisogno di qualcuno che lo aiuti a ritrovare la retta via; e questa non può essere che la fede ed il rispetto della tradizione.


Questa leggenda cinese ci fa riflettere sul significato che la cultura cinese nei secoli ha dato al colore bianco, in generale è comune nella cultura orientale avvicinare il colore bianco al colore della morte a differenza della cultura occidentale che, invece, vede il bianco come il colore della vita che si contrappone al buio delle tenebre e dell'aldilà che invece è rappresentato dal nero.
Rappresentazione drago cinese


In contrapposizione al mondo orientale possiamo dare uno sguardo alla mitologia slava, in cui il colore bianco assume tutt'altro significato ed è simbolo di vita, liberazione e rinascita. Ne sono da esempio due antichi miti slavi in cui il colore bianco è attribuito a momenti o a personaggi positivi.


STRIBOG: Insieme a Svarog aveva  vinto il Serpente Nero, aveva aiutato a Perun nella sua lotta con la bestia Skiper, e Horz nella sua lotta con la luna.

Stribog  era il protettore di Vesna(dea della primavera). Lui come  dio del vento e dell'aria  ogni primavera accompagnava Vesna sulle  ali della brezza primaverile. Insieme auguravano  ogni inizio di primavera e portavano  al mondo  calore  e  migliori condizioni di vita. E infatti lo vediamo raffigurato con dei colori chiari, vestito di bianco, perchè il bianco appunto si contrappone alla morte e porta la vita (primavera, rinascita della natura).

Stribog

DAZBOG: Il sole, secondo la credenza, di giorno era in cielo e donava la luce, mentre di notte dormiva nel regno dei morti. In realtà Dažbog ogni mattina girava nel cielo su un cavallo bianco o su di una carrozza, mentre la sera moriva e andava nel mondo dell’aldilà e al mattino rinasceva. Questo ciclo di morte e di rinascita era molto comune in molte religioni pagane, così come nel paganesimo slavo. 
 
Dazbog

 


http://www.icsedegliano.it/sezioni/insegnanti/Dcm/Tesoro/02SignificatoColore.html 
http://www.cultorweb.com/Egitto/EC.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Mictlantecuhtli
http://www.saporedicina.com/serpente-bianco/
http://www.gongoff.com/mitologia/leggende-slave/mitologia-slava-stribog
http://www.gongoff.com/mitologia/leggende-slave/mitologia-slavadabog
http://www.cultorweb.com/Simbolismo/ColBudC.html

"Il significato dei colori nelle civiltà antiche" Di Lia Luzzatto,Renata Pompas, Tascabili Bompiani.



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